Il Lotto a Lucca

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Lucca, dal 27 marzo 1722

A Lucca per oltre centoventi anni il gioco del lotto ebbe vita autonoma, la prima notizia sul gioco della repubblica oligarchica toscana risale al 1722, esattamente al 27 marzo. Anche in questa parte d’Italia, il gioco fu inizialmente duramente osteggiato.

Stato della Repubblica di Lucca

E’ anzi interessante notare che il motivo che spinse il Senato a promulgare una legge di autorizzazione del gioco, fu proprio legato al fatto di voler limitare al minimo il rischio di truffe e raggiri cui sempre più spesso erano vittime i sudditi lucchesi.

In altri termini il Senato di Lucca decise di regolarizzare il lotto proprio per combattere il “lotto nero”.

Fu così che – appunto – il 27 marzo 1722 il Senato di Lucca decretò in materia di gioco del lotto regolandolo in modo assai preciso ed avendo con primo obiettivo quello di recare il minor danno possibile ai cittadini.

A riprova di questa buona intenzione sta il fatto che inizialmente non fu previsto alcun ricavo a favore dell´erario.

I proventi, al netto delle spese e delle quote devolute ad un fondo di garanzia, erano interamente ridistribuiti ai giocatori.

Si dovette attendere oltre vent’anni prima che anche nella repubblica di Lucca adeguasse al resto d’Italia, gestendo il lotto con finalità fiscali. Infatti il 23 aprile 1748 il gioco venne dato in appalto a fronte di un compenso di 37.500 lire l´anno.

La società appaltante fu costituita grazie ad una sorta di azionariato popolare “ante litteram”.

Il capitale societario doveva essere costituito da un minimo di 240 quote ad un massimo di 288.

Ogni famiglia non poteva sottoscrivere più di una quota. Ogni quota corrispondeva a 937 lire e dieci soldi.

Il compenso pagato dalla società veniva per un terzo devoluto alle zitelle povere (ritorna anche a Lucca il gioco genovese delle zitelle), per un terzo serviva per liberare al Monte i pegni di basso valore (meno di dieci soldi) e il restante terzo veniva incamerato dal Tesoro.

Molto interessante è anche notare come il gioco del lotto a Lucca – almeno inizialmente – facesse riferimento ad estrazioni compiute in altri Stati.

Questo dimostra ancora di più la vocazione sociale più che fiscale dell´intera regolamentazione del gioco da parte del Senato lucchese.

Del resto nel preambolo del bando che istituiva il gioco del lotto era iscritta una curiosa avvertenza che invitava i sudditi a – “non lasciarsi sedurre e trasportare da quella lusinghiera speranza che con mettere in vista un grosso guadagno ha cagionato la fortuna di pochi e la rovina di molti.

Riordino delle regole del gioco

Dopo il primo triennio il sistema dell´appalto fu prorogato, si pensò di utilizzare i proventi del gioco del lotto, assieme a quelli di una nuova tassa sul sale, per costruire l´acquedotto.

Ludovico Antonio Muratori
Ludovico Antonio Muratori

L’idea, certamente molto utile sotto il profilo sociale, sembra non abbia per trovato pratica applicazione. In merito alla liceità morale del gioco del lotto riportiamo un interessantissimo brano dell´opera “Della pubblica felicità” di Lodovico Muratori, erudito letterato del 1700.

L’importante opera, edita a Lucca nel 1749, riporta in un intero capitolo le valutazioni etiche che imporrebbero ai Governi di vietare il “Lotto di Genova, mirabil´invenzione per adescare un’infinità di persone, le quali incantate da un proposta d’un immenso guadagno, qualora si colga un’ambo, e molto più se un terno, vanno a seppellir ivi una prodigiosa quantità di danaro”.

Nonostante queste reticenze, il sistema dell´appalto si protrasse sino al 1778 quando lo Stato tornò a gestirlo direttamente.

Gli utili del gioco vennero ripartiti equamente fra i quattro uffici: “delle acque e strade delle sei miglia”, “delle strade della città“, “della foce di Viareggio”, “dei bagni”.

Nel 1799, a seguito della caduta della repubblica, il lotto tornò ai privati. Era prevista anche la partecipazione societaria dei singoli cittadini cui era riconosciuto un interesse che variava tra il 5 ed il 6% annuo, oltre la partecipazione ad un terzo degli utili, pagata la quota annuale fissa di 22.550 lire dovuta al Tesoro.

Tale partecipazione salì poi alla metà degli utili. Nel 1804 lo Stato tentò di rientrare in pieno possesso del gioco ma di fatto non vi riuscì non potendo restituire i denari ai sottoscrittori privati.

Nel 1807, per la prima volta, si ebbe l´introduzione delle estrazioni nel territorio di Lucca. Se ne facevano trentasei all´anno. Una il cinque di ogni mese, una il quindici e la terza il venticinque.

Importante il provvedimento datato 1820 con il quale Maria Luisa riordinò per intero l´ordinamento del gioco. Per ogni giocata si era obbligati a versare un “quattrino” che serviva per pagare l´assistenza ai cittadini meno abbienti.

Le sedi estrazionali vennero allargate a tre, aggiungendo a Lucca anche Camajore e Borgo a Mozzano. Due anni più tardi un decreto fissò la regola che le vincite fossero tassate nella misura del 5%.

I fondi così ricavati vennero destinati alla costruzione di un acquedotto, riportando in auge l´idea di settant’anni prima. Il gioco del lotto lucchese fin di esistere autonomamente nel 1847 quando la Repubblica fu assorbita dal Granducato di Toscana.

Photo of Stato della Repubblica di Lucca by Everard Symonsz van Hamersveldt .
Photo of Ludovico Antonio Muratori by Di V. Azzola.

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